martedì 18 febbraio 2025

APPELLO PITAGORICO PER LA PACE E LA DISTRUZIONE DELLE ARMI

APPELLO PITAGORICO PER LA PACE E LA DISTRUZIONE DELLE ARMI

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giovedì 6 febbraio 2025

Ricordo del Principe Karim Aga Khan

Ricordo del Principe Karim Aga Khan 

Ho appreso con dispiacere della morte del principe Karim, che mi aveva voluto come Direttore Marketing in Costa Smeralda dal 1972 al 1982, e lo ricordo con il primo capitolo del mio libro VOGLIAMO VIVERE, pubblicato nel 2024 dall’editore Giuseppe Laterza.  

1. Una mattinata col Principe Karim Aga Khan             

Il sole era alla massima gloria del solstizio dell’estate 1974 e abbagliava il mare di verde smeraldo, mentre le rocce di granito rosa si arroventavano fino a coprirsi di luce bianca come un ferro incandescente. Erano passate le tredici e io bramavo andare al mare; il Principe, però, continuava ad annotare ogni cosa sui dossier che aveva portato con sé. Era arrivato il giorno prima col suo jet privato da Parigi a Olbia, e poi il suo pilota Lamarque l’aveva trasportato con l’elicottero a Porto Cervo assieme alla collerica e inflessibile segretaria Miss Bennard.

 Le riunioni mensili che egli presiedeva erano dedicate a incontrare i manager delle sue varie attività: l’Alisarda, il Pevero Golf, l’Agenzia Immobiliare, la Marinasarda, ma quel giorno l’argomento principale era il porto turistico che si pensava di costruire dentro il bacino naturale di Porto Cervo, così chiamato fin dall’antichità per la sua conformazione di scogli e rientranze che lo fanno somigliare alla testa di un cervo con le corna.

Le ricerche di mercato, grandi e costose - Guess who pays, aveva ironizzato il Principe nell’approvarle -, condotte in Italia, Francia, Germania e Inghilterra, che io, come direttore marketing avevo raccomandato, non lasciavano dubbi. Il porto era necessario per lo sviluppo internazionale della Costa Smeralda, sita a metà della rotta turistica più importante del Mediterraneo, quella tra Costa Azzurra e Nord Grecia. I grandi yacht a motore o a vela puntavano verso quel paese con tante isole e approdi che richiamavano gli antichi miti, affascinanti ancor oggi per la partecipazione delle forze della natura e degli dei alle vicende umane. La necessità di un porto turistico era emersa anche da una indagine che il Principe mi aveva chiesto di condurre personalmente sugli sviluppi turistici di Punta Ala, Albarella, nei porti della Costa Azzurra e della Costa del Sol da Malaga a Gibilterra.

Quella mattina di giugno il Principe si era dilungato oltre il solito perché Maître André Ardoin, parigino di mente fina e carattere amabile, suo socio e membro del Board Costa Smeralda, esprimeva perplessità sull’opportunità della costruzione di un porto turistico con una spesa ingente: dieci miliardi di lire! Maître Ardoin interveniva in francese: Mais vous voyez, Altesse… Gli faceva eco in inglese il dr. Peter Hengel, tedesco intelligente e di grande umanità, anche lui membro del Board e consulente del Principe per i suoi affari in Afghanistan, India, Iran, Europa, America e Africa. Il Principe Karim era nipote del vecchio e corpulento Aga Khan che era stato pesato pubblicamente in India per ricevere in argento, poi in oro e per ultimo in diamanti le offerte dei suoi fedeli al compimento dei venticinque, cinquanta e sessanta anni di guida spirituale dei musulmani ismaeliti.

Il dr. Hengel era decisamente contrario a un investimento così importante a causa dell’avanzata del Partito Comunista Italiano, guidato da Berlinguer:

-Your Highness, I recommend postponing the decision on the construction of the harbour…  Vostra Altezza, raccomando di rimandare la decisione sulla costruzione del porto…

Interveniva l’avvocato Paolo Riccardi, Segretario Generale del Consorzio Costa Smeralda:

-Ma no, ma quali comunisti! Il segretario del Partito Comunista Enrico Berlinguer è di Sassari. Lo conosco da sempre e ci diamo del tu, egli vuole addirittura donare allo Stato Italiano l’Isola Piana di proprietà della sua famiglia!

L’avvocato Riccardi sedeva accanto a me e mi sussurrava:

-Mi raccomando, insisti per il porto… Cosa vuoi che siano per il Principe dieci miliardi, so’ deci ficasicchi, aggiunse in sardo gallurese.

Il direttore della pubblicità Carlo Bonomi disse sottovoce:

-Berlinguer vuole donare quell’isoletta deserta accanto all’Asinara per prendersi tutta l’Italia!

Come direttore marketing non potevo far molto contro i due membri del Board di cui il Principe era il terzo membro e il presidente. Del resto le loro obiezioni andavano oltre la logica del marketing. Erano passate le due del pomeriggio, quando il Principe raccolse le sue carte e disse:

-I think that's enough for today, let's postpone the decision on the harbour. Penso che per oggi basta così, rimandiamo la decisione sul porto.

Maître Ardoin e il dr. Hengel tirarono un sospiro di sollievo e si illuminarono in viso, mentre il mio si spegneva come un lampione pubblico colpito da una pietra. 

Io dovevo essere presente ai vari meeting perché il Principe voleva che gli scrivessi il rapporto in inglese sulle discussioni e le decisioni prese. Lasciammo il saloncino del Tennis Club, dove si tenevano le riunioni mensili, e facemmo un tratto a piedi, passando sul ponticello di legno che collega il Tennis Club all’Hotel Cervo. Arrivati sulla Piazzetta, Il Principe, come sempre in camicia con le maniche rimboccate e un gran fascio di documenti sottobraccio, si diresse verso la sua villa vicina, La Cerbiatta, e mi lasciò con uno strano sorriso.

Salvatore Mongiardo