venerdì 9 agosto 2024

IL QUADRIPONTE ETICO E IL PONTE TRA REGGIO E MESSINA

 Il Quadriponte Etico e il Ponte tra Reggio e Messina

 

Correva l’anno 1963 e andavo dalla Casa dello Studente dell’Università verso il porto di Messina, dove frequentavo il terzo anno di giurisprudenza. Mi dirigevo verso il traghetto per tornare dai miei a Sant’Andrea Jonio, in Calabria, quando incontrai Antonio Martino, poi Ministro degli Esteri d’Italia, morto nel 2022. Egli, chiamato Ninì, era figlio del famoso medico Gaetano Martino, Ministro degli Esteri d’Italia, il quale nel 1954 aveva invitato a casa sua a Messina i padri fondatori della Comunità Europea: Jan Willelm Beyen per i Paesi Bassi, Antoine Pinay per la Francia, Joseph Bech per il Lussemburgo, Walter Hallstein per la Repubblica Federale Tedesca  e Paul-Henri Spaak per il Belgio.

Ninì, suo cugino Federico Martino, in seguito Magnifico Rettore dell’Università di Messina, Cesare De Leo, in seguito sindaco di Monasterace, io e pochi altri studenti di giurisprudenza, frequentavamo le lezioni. La maggior parte degli studenti, però, rimaneva nei paesi non potendo affrontare le spese di soggiorno a Messina, dove venivano da Calabria e Sicilia solo per gli esami ed erano molto spesso bocciati.

Ninì mi chiese:

- Dove vai?

- Vado a casa per qualche giorno.

- Perderai il traghetto, la fila per fare il biglietto è lunga.

- No, ho l’abbonamento.

- Bravo, l’anno prossimo però non lo rinnovare, perché sarà costruito il ponte...

Non andò proprio così e oggi, a sessanta anni di distanza, ripenso a quell’episodio non come a un fatterello per ridere, ma come a un invito profetico. Storia alla mano, il movimento di unificazione europea è partito dalla Sicilia nel 1954: non è venuto dalle grandi capitali europee, nate in seguito alle invasioni barbariche, tutte provenienti dal nord e dall’est Europa. In Sicilia, come in tutto il Sud Italia, era in parte sopravvissuto il modello di vita comunitario, nato con l’agricoltura intorno al Diecimila a. C.

Le innumerevoli manifestazioni e prese di posizione odierne pro e contro il Ponte, mi fanno pensare che le difficoltà del vivere di oggi nascono da un dissidio culturale molto profondo, ben documentato per esempio dagli scrittori siciliani come Pirandello, Verga, Capuana, De Roberto e Tomasi di Lampedusa. Nelle loro opere il pessimismo è dominante, non si salva niente e nessuno. Perfino il cane impagliato Bendicò del Gattopardo finisce in un mucchio di cenere. L’animo siciliano rifiuta ogni speranza di cambiamento.

Esattamente il contrario si può dire dell’animo della Calabria, devastata negli ultimi tremila e più anni da una ventina di occupazioni e dominazioni straniere. L’animo calabrese, però, è rimasto fondamentalmente ottimista, tanto che i letterati definiscono utopiche, cioè contengono sogni belli ma irrealizzabili, le opere degli autori calabresi come Cassiodoro, Gioacchino da Fiore, Bernardino Telesio, Tommaso Campanella e altri tra cui me, come scrive il Prof. Antonio Piromalli in La Letteratura Calabrese, vol. 2.   

La profonda diversità d’animo tra Sicilia e Calabria potrebbe derivare dai Fenici, i quali, provenienti da Cartagine in Sicilia fondarono tre colonie: Mabbonath, l'odierna Palermo, Mozia e Solunto. I Fenici praticavano l’olocausto dei loro primogeniti, come testimoniano i vari tofet tra cui quello di Mozia, dove si ponevano le ceneri dei bimbi primogeniti arsi vivi. I Fenici, abili nei commerci e nella navigazione, non erano persone allegre: erano Mediorientali i quali, allora come ora, bramano l’uccisione, l’olocausto e il martirio. In Calabria non ci sono tracce di insediamenti od occupazioni di Fenici.

Gli scrittori calabresi moderni come Alvaro, Repaci, Strati, Seminara sono sostanzialmente fuori dalla linea utopica calabrese. Essi, persone di grande coraggio e onestà, con le loro opere hanno proiettato sulla Calabria l’immagine dell’Aspromonte, che è una piccola parte di Calabria. Hanno così contribuito, anche se involontariamente, a creare un’immagine di tutta la Calabria come di una terra criminale e invivibile.   

Gli studi e le analisi sulle varie letterature trarrebbero grande chiarezza se esaminassero l’antropologia dei popoli tra cui gli scrittori si sono formati. Per esempio, un confronto tra Dante e Gioacchino da Fiore chiarirebbe la diversità antropologica di Calabria e Toscana. Ma è una materia complessa che non possiamo affrontare adesso.

Ora, come Scolarca della Nuova Scuola Pitagorica, quel lontano episodio del Ponte mi ricorda che è necessario costruire un Quadriponte Etico che congiunga Nord, Sud, Est e Ovest della Terra nella felicità e nella pace. Molti diranno che è un’utopia, ma io insisto nell’affermare che più un sogno sembra irrealizzabile, più è destinato a realizzarsi.

A suo tempo esporrò la mia teoria del Destino Emozionale dell’Universo, che spiega come ciò possa avvenire attraverso una visione totalmente nuova dell’evoluzione umana.

                                                                                               

Salvatore Mongiardo

9 agosto 2024

 

Nessun commento: