venerdì 13 ottobre 2023

TRIVELLATE ME!

 TRIVELLATE ME!

Sono Pitagora, vivo e abito da molti secoli con mia moglie Teano a Capo Lacinio, una delle terre lacine intrise di miele e di etica universale.

Provengo dal cosmo e fui destinato a questa terra di Calabria che diede vita alla Prima italia.

Trivellate me e troverete una sorgente inesauribile di sapienza per cambiare questo mondo che va in rovina.

Gaspare Brescia

13 ottobre 2023

 

S. MONGIARDO - SANT'ILARIONE DI GAZA

https://docs.google.com/document/d/1laCte40BbFpV8qPBlT9oXVNPWDMOkH3b/edit?usp=sharing&ouid=104489903360191942712&rtpof=true&sd=true 

martedì 3 ottobre 2023

I FICHIDINDIA

 I FICHIDINDIA

              L’autunno mi invita a passeggiate in campagna, dove abbondano le piante di ficodindia cariche di frutti maturi che nessuno più raccoglie. Sant’Andrea ha tantissime di quelle piante arrivate dal Messico, che non hanno bisogno di nessuna cura, offrono frutti abbondanti e squisiti, e crescono soprattutto in terreni scoscesi o poco adatti ad altre colture, in andreolese scorciatini, parola che, secondo l’Armogida, indica piccoli appezzamenti di terreni di scarso valore. Ai tempi che furono, era un rito per noi ragazzini farsi con della latta un coltello per ficodindia. Ora li guardo e passo oltre, ma mi sembra che le piante mi rimproverino così: Nemmeno tu ci vuoi più? Facciamo ancora quei frutti squisiti, quelli verdi o rossi che a te tanto piacevano…Accelero il passo per non farmi vincere dalla nostalgia, e ricordo le basse piante di agazzari, l’artemisia campestre, con la quale facevamo scope rudimentali da passare sui frutti prima di raccoglierli per toglierne le spine.   

A volte qualcuna di quelle minutissime spine entrava negli occhi: il bruciore era forte, ma nessun dramma. Bastava passare da mia zia Antinisca Ranieri, che abitava la casa a destra del Muretto di Sofia, sua madre e mia bisnonna. La zia era maestra nel togliere quelle spine con garbo senza chiedere nessun compenso. Apriva una scatolina nella quale conservava una lanuggine di seta grezza, quella che univa i bozzoli prima della loro bollitura per ricavarne la seta. La passava all’interno dell’occhio, le spine vi si attaccavano e la zia mandava la persona guarita a sciacquare il viso alla vicina fontana pubblica.

L’altro giorno passeggiavo nelle colline della località Incenso, e mi sedetti a guardare il mare con i riflessi blujonici che tanto amo. Mi venne allora una fantasia. Non era più tempo di rudimentali coltelli di latta, ci voleva un attrezzo adatto, ben forgiato e con un’asta per raccogliere quei frutti. Ci voleva un’alabarda come quella delle guardie svizzere del papa, dotata di una punta per bucare la pala, un gancio per tirarla e il taglio per tagliare la pala e sbucciare il frutto. Ma come fare per averne una? Escluso che le guardie me la dessero, bisognava arrivare al papa, al quale chiederla senza possibilità di rifiuto. Alle prossime elezioni presidenziali, se io fossi eletto presidente, riserverei la prima visita al papa e in quell’occasione gli chiederei un’alabarda: il santo padre con un largo sorriso direbbe alla guardia di consegnarmela. 

Intanto, le piante di ficodindia possono continuare il loro ciclo di nascita, morte e rinascita dalle loro pale cadute a terra, e i frutti non raccolti possono fare sogni spinosi ma tranquilli al sole temperato d’autunno.

Salvatore Mongiardo

3 ottobre 2023