Versione corretta del Padre Nostro
Il
pane quotidiano che Gesù chiede al
Padre mi è sembrato recentemente una ripetizione in quanto egli chiedeva oggi il pane quotidiano. Ho guardato
il testo originario greco del
vangelo di Matteo e la parola quotidiano
non esiste: al suo posto c’è il termine epìousion,
che deriva da epì, sopra, e ousìa, sostanza. Gesù insegnava dunque
a chiedere un pane soprassostanziale.
Ho guardato poi la Vulgata, la traduzione di San Gerolamo, vir trilinguis che conosceva latino, greco ed ebraico, e con mia
sorpresa ho visto che egli tradusse arton
epiousion in panem
supersustantialem. Cosa sia questo pane soprassostanziale ce lo spiega Gesù
stesso nel vangelo di Giovanni (6, 26-41) dopo l’episodio della moltiplicazione
dei pani e dei pesci. Ai discepoli difatti insegnava:
Avete mangiato dei pani e siete stati saziati… Adoperatevi non per il
cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio
dell'uomo vi darà… il Padre mio vi dà il vero pane che viene dal
cielo. Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e dà vita al
mondo... Io sono il pane disceso dal cielo.
La
Chiesa nei secoli ha cambiato quel termine in quotidiano forse perché di facile comprensione o forse anche per
dare speranza alle turbe di affamati. Non era comunque quello che insegnava
Gesù, il quale ben comprendeva la fame fisica, tanto che faceva miracoli per
saziare gli affamati, ma ricordava che era più importante ottenere quel pane
divino, cibo dell’anima o panis angelicus secondo San Tommaso
d’Aquino, che consisteva nel fare la volontà di Dio.
Con
la recente modifica della preghiera voluta da Papa Francesco, non c’è più l'invocazione a Dio 'non indurci in tentazione' ma 'non abbandonarci alla tentazione'. Quella
modifica sarebbe stata resa necessaria "per una fedeltà alle intenzioni
espresse dalla preghiera di Gesù e all'originale greco". Questa
affermazione è errata perché l’originale greco è: καὶ μὴ εἰσενέγκῃς ἡμᾶς εἰς
πειρασμόν (ke me eisenegkes imas ei peirasmon) giustamente tradotta da San
Gerolamo: et ne nos inducas in
tentationem. Non indurci è la
traduzione corretta di me eisenegkes
imas, seconda persona del congiuntivo aoristo secondo con valore esortativo
negativo del verbo eisfero, indurre,
condurre, portare in. Per il greco il
Papa farebbe bene a consultare, come ho fatto io, il Prof. Enrico Armogida.
Un’altra
discrepanza tra l’insegnamento di Gesù e quello della Chiesa si trova nella
dottrina sul regno dei cieli o regno di
Dio. Gesù disse (Luca 17,21): Il
regno di Dio è dentro di voi (E basileia tou Theou entos ymon estin). In greco entos significa dentro,
all'interno o nell'interiorità. San Gerolamo lo conferma scrivendo che il
regno è intra vos, dentro di voi.
Invece, diverse traduzioni italiane scrivono: il regno di Dio è in mezzo a voi, una traduzione
fuorviante, perché Gesù parla del cuore, dell’anima e del sentire della persona.
Salvatore Mongiardo
29 ottobre
2021