Dedicate a mia figlia Gabriella
Queste Dieci Poesie, sono state
da me composte a Milano e pubblicate nel 1990.
Christine
Negli occhi luminosi senza pianto
Sorge il ricordo dell’antico mattino
Quando, al principio del cosmo,
Ci svegliammo nel tempo
Che trascorre immortale,
E per amore noi ci dividemmo
Fra tutto l’esistente:
Nube della galassia esterna,
Gocce del sangue nostro,
Ramoscello di mirto.
Di luce in luce
Di carne in carne
Di pace in pace
Il nostro grande amore non scompare
Né muore l’onda quando si appiattisce
Per amore di mare.
Gennaio 1988
Amore e mare
Un agguato di stelle
Prepara la sera
Con falce di luna scagliata nel cielo.
Solitaria si abbuia la scogliera
Sopra la mansuetudine d’argento.
La tua vacua follia
Ha
svenato il nostro amore:
Afflizione
senza rancore
Increspa
la mia anima,
Insabbia
la mia voglia.
E’
vicina l’estate:
Ignaro
mi consola
Una
canto di usignolo
Compagno
nella notte.
Febbraio
1988
Enzo
Tortora
Eri
tu l’uomo della stanza accanto
Quel
diciassette giugno all’Hotel Plaza.
Rabbrividì
l’alba di paura
Al
tramestio di armi e di manette.
Io
volai sul Mare di Sardegna
Verde,
spumeggiante, divino.
Soffiava
tra maestro e ponente
Un
vento fresco e irruente.
Non
ti alzi più nei sentieri del cielo,
Tortora
chiusa nella gabbia,
Ti
strappano la coda e tarpano le ali
Ma
lo scherno fa più rabbia.
Ora
le tue ceneri riposano
Tra
pagine di vecchia nequizia
Per
te non ci sarà giusta giustizia
Finché
dura il marcio di Roma.
Maggio
1988
Il
mio amico
Alaca,
amico fiume,
Ho
bisogno di udire la tua voce
Perché
in questa sera d’estate
Mi
assale un’ansia feroce.
Cammino
per le vigne abbandonate
Odora
forte il cisto sfiorito
Contro
i tuoi massi di granito
L’acqua
si infrange e poi si lascia andare.
Avanza
la notte piano
Disegna
ombre sopra la marina
Mentre
sul Jonio lontano
Un
calice di luce fa la luna.
Intanto
si perde nei prati
Il
canto dei grilli spensierati
E
il tuo rumore uguale e suadente
Calma
un po’ il cuore e la mia mente.
Luglio
1988
Nonna
Caterina
Era
morbida l’aria del Sud
Nella
sera di maggio a Sant’Andrea.
La
magnolia infuriava di profumo
E
nell’orto cantava il primo chiò.
Miagolava
la gatta dietro l’uscio.
Stavo
nel letto grande della nonna
Lei
accendeva il lumino alla Madonna
Vacillava
nel buio la fiammella
Davanti
al quadro c’era un giglio bianco.
Sentivo
le vicine dai balconi
Chiamarsi
con le voci che conservo.
Mi
addormentavo con le mani giunte
Venivano
sogni felici e leggeri
Mentre
pregava sgranando il rosario
Nonna
Maria Caterina Ranieri.
Febbraio
1989
Solstizio
d’estate
Ventuno
giugno comincia l’estate.
Risalgo
lungo il greto del torrente
Dove
tra i sassi verdeggia il canneto
E
lascio il Jonio azzurro e senza fine.
Malinconia
mi serpeggia dentro
Perché
il giorno ormai diminuisce
A
settembre l’estate finisce
E
allora saranno uguali
La
luce e il buio nei cieli equinoziali.
Il
guscio vuoto di una conchiglia
Sballottolato
dall’onda sulla riva
Non
sa che il sole morente
Accerchiato
da rossi bagliori
Ha
già iniziato il suo declino a sud.
Giugno
1989
Il
telaio
Zia
Mariantonia sedeva al telaio
Io
giocavo ruotando l’arcolaio.
Con
la navetta svolgeva la seta
Tra
i fili dell’ordito color rosa:
Tesseva
la coperta di una sposa.
Ora
suona per lei la campana:
Volano
via i colombi dalla torre
Si
quietano le cicale sull’olmo
Zittiscono
le donne alla fontana.
Quando
era in vita e udiva quei rintocchi
La
zia diceva: Bisogna aver coraggio,
In
questo mondo siamo di passaggio
Tra
lacrime, miserie e turbamenti
Ma
dopo splenderà sul nostro viso
La
gloria dei beati in paradiso.
Settembre
1989
La
vacanza di Gabriella
Gabriella
è arrivata a porto Cervo.
Dalla
terrazza coperta di canne
Guarda
le barche che lasciano il porto
E
fanno vela verso Caprera.
Sulla
spiaggia trova pezzi di corallo
E
mi sorride sorpresa e contenta.
Avvampa
il mare di turchese e viola
Nei
suoi occhi c’è luce di Gallura.
Tra
rocce, corbezzoli e ginepri
Soffia
il vento della Sardegna
Con
canne di organo antico.
Impaurita
viene nel mio letto
E
poggia sul mio petto
L’oro
stupendo dei capelli biondi.
Una
mattina ritorna in Inghilterra:
Fiera
verso l’aereo si incammina
Nessuna
lacrima ha bagnato
La
targhetta di minore non accompagnato.
Ottobre
1989
La
Chiesa di Campo
La porta è stata chiusa per un anno:
Ora Concetta l’apre cigolando,
Pulisce il pavimento di mattoni
E stende la tovaglia sull’altare.
Nel quadro appeso alla parete bianca
Maria vola sopra gli apostoli
Verso la luce di un mondo lontano.
Vuoto è il suo letto e coperto di rose.
Arrivano le donne dal paese
Per il viottolo che scende sino al fiume
Portano fiori cresciuti sui balconi.
Si è sciolto il sole in polvere d’oro
Sparsa sulle colline tra gli ulivi.
Una civetta dalla finestrella
Guarda stupita le candele accese.
Voci di Magna Grecia antiche e forti
Cantano: Madre, di noi non scordarti
Tu che vai di stelle a coronarti!
Novembre 1989
Le
querce di Lipontana
Cantano
sotto la cupola dei rami
Di
notte i grilli, di giorno le cicale.
Scorre
in basso e gorgoglia la fontana
A
ottobre i ghiri rosicchiano le ghiande
Sulle
querce di Lipontana.
Risuona
la campana del paese.
I
contadini lasciano la zappa
Pongono
all’asino la soma sul basto
Alle
donne la sporta sulla testa.
Lungo
la via coperta di sassi
Insieme
arrivano dalla marina
Alle
querce di Lipontana.
Si
siedono al fresco dell’ombra
Parlano
poco, sono sudati e stanchi
E
la salita fino a casa è dura.
Non
per la brezza che spira dal Jonio
Ma
per pietà si muovono le foglie
Delle
querce di Lipontana.
Dicembre
1989
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