La legge universale del
desiderio
L’universo è governato da
una sola legge, quella di gravità, scoperta da Galilei, Newton e Keplero, detta
anche legge di gravitazione universale: tutti i corpi celesti si attraggono e
si respingono secondo una precisa regola matematica. Se, per ipotesi, questa
legge saltasse, le stelle e i pianeti si scontrerebbero e l’universo finirebbe
in un mare di fuoco. Ma, ci chiediamo, esiste una legge unica per regolare il
mondo dell’anima, il mondo delle emozioni che vanno dalla gioia al dolore,
dall’angoscia alla speranza all’amore? E’ mai stata scoperta da qualcuno? Sì,
esiste, ed è stata scoperta da tre personaggi storici: Budda, Eraclito e Gesù.
Budda disse che la vita è dolore: non vogliamo morire ma c’è la morte, vogliamo
mangiare ma non c’è il cibo, vogliamo essere sani e siamo malati. Quindi il
dolore nasce dal desiderio di non morire, di sfamarsi, di essere sani. Per
vincere il dolore bisogna staccarsi dal desiderio: allora il dolore finisce ed
entriamo nello stato di quiete, il nirvana.
Così parlò il Budda in India nel sesto secolo avanti Cristo. Il suo
contemporaneo Eraclito, vissuto a Efeso in Grecia, allargò invece la sfera del
desiderio invitando gli uomini a desiderare oltre il limite del ragionevole con
la Dottrina dell’Insperabile:
L’insperabile
è arduo da raggiungere e nessuna strada vi conduce. Se non speri l’insperabile,
non lo scoprirai mai.
Il filosofo invita a sperare
l’impossibile perché anche il sogno o desiderio che sembra impossibile può realizzarsi.
Gesù capì perfettamente
il messaggio di Budda e di Eraclito e lo completò: il desiderio è l’unica forza
che può cambiare la realtà se è fortemente vissuto. La vita di Gesù è un
susseguirsi di desideri compiuti: Manca il vino? Muto l’acqua in vino. Sei
cieco? Ti do la vista. Sei morto? Ti faccio risorgere. Sei uomo? Ti faccio
diventare Dio. Il desiderio quindi è per lui una forza reale che supera le
leggi della fisica e crea un nuovo ordine. Per questo io dico che sulla sua
croce avrebbero dovuto scrivere: GESU’ NAZARENO RE DEI DESIDERI.
Questa interpretazione del
Cristo spiega facilmente l’impossibile: il miracolo. Il miracolo altro non è
che un desiderio che si compie, la preghiera altro non è che una messa in moto
del desiderio, la fede altro non è che speranza e la speranza altro non è che
desiderio: avere fede significa unicamente desiderare. Il problema nasce perché
non abbiamo fede, cioè non desideriamo, siamo castrati dalla paura e non usiamo
la sola forza che può cambiare l’esistenza, esattamente come dice Gesù: Abbiate
fede, cioè desiderate, chiedete e vi sarà dato.
La storia ci dimostra che
i grandi desideri si sono sempre realizzati quando ci si è impegnati a fondo:
Icaro e il volo umano, la vittoria su tante malattie, la scoperta del cosmo, i
viaggi interplanetari. Quando parliamo di desideri, ci riferiamo ai grandi
desideri comuni a tutta l’umanità, non alle voglie spicciole di sesso, cibo,
soldi o altro. Nella lingua italiana la parola desiderio viene dal latino de sideribus, dalle stelle appunto,
quelle che San Francesco, nel Cantico delle Creature, non chiamò astri, ma sorelle clarite e preziose e belle:
clarite, cioè luminose come Santa Clara, cioè Santa Chiara. Sulla scia di San
Francesco, Dante ha unificato la legge di gravità con la legge del desiderio, il
quale nella sua espressione più alta è amore. Dante ha espresso questa legge unificata
nel verso che chiude la Divina Commedia: L’amor che move il sole e l’altre stelle. Ci voleva il tocco d’arte italiano
per completare la più importante delle leggi che stabilisce:
La realtà ultima è un
desiderio d’amore che si espande dall’anima alle profondità dell’universo.
Salvatore Mongiardo
11 aprile 2015