Con
questo mio scritto cercherò di rispondere alla domanda di mia nipote Maria su
quando ho sentito la vocazione per l'insegnamento.
Risalgo
con la memoria, innanzitutto, all'età di quattro anni quando qualche volta
rifiutavo, piangendo, di recarmi all'asilo e mia madre mi accontentava
facendomi andare a scuola con le sue due nipoti, Silvia e Teresita D'Amica,
entrambe insegnanti.
In
aula mi comportavo bene per godere in seguito dello stesso beneficio e, per non
distrarre gli alunni, eseguivo strani disegni dietro la lavagna o
scarabocchiavo fogli con matite multicolori.
Riflettendo
sul periodo della scuola elementare, ricordo che, a differenza dei miei
compagni, io desideravo che le vacanze natalizie ed estive fossero più brevi
per ritornare prima in classe.
Suppongo,
tuttavia, che la mia vera vocazione all'insegnamento sia nata verso la fine del
ciclo scolastico elementare.
Mio
padre, per suoi principi e pregiudizi, come già aveva fatto con le mie due
sorelle, Caterina e Teresina, si era opposto alla mia richiesta di sostenere
l'esame per l'ammissione alla prima media.
Io,
però, non mi arresi come loro, ma perseverai nella mia richiesta per altri
cinque interminabili anni, sperando di poter realizzare il mio sogno e, proprio
per questa mia forte ostinazione che non mi faceva desistere, continuo ancor
oggi a considerare la mia scelta come "una chiamata di Dio".
Si
dice, infatti, che "se un evento è volontà di Dio", niente lo ferma
e, prima o poi, il nostro sogno si realizza e diventa realtà.
Così,
per una serie di circostanze molto favorevoli e, devo dire...
"inspiegabili", dopo cinque anni dalla fine della scuola elementare,
(durante i quali tenevo comunque i libri in mano), fu emanato un decreto
ministeriale che consentiva di sostenere, con la sola licenza elementare, un
esame che avrebbe permesso, addirittura, l'accesso al secondo anno
dell'Istituto Magistrale!
Sempre
per "strana coincidenza", mio padre in quel periodo si era ammalato
in modo grave e temeva di morire lasciando la famiglia in difficoltà
economica...
Accettò
per questo che io partecipassi all'esame di ammissione, pensando che il mio
futuro lavoro potesse poi garantirmi un reddito da condividere con la famiglia.
Ovviamente,
la partecipazione all'esame richiedeva una seria ed intensa preparazione,
perché in pochi mesi occorreva studiare le varie materie e nel paese non vi
erano né scuole private né persone disponibili a tal fine.
Le
"circostanze" favorevoli, per mia fortuna, continuavano a
verificarsi: nello stesso periodo e, precisamente, il 5 dicembre 1945, si era
laureato in lettere a Messina mio fratello Giuseppe, che già dava a casa
lezioni ad alcuni ragazzi di S. Andrea Jonio, durante le quali io
"origliavo" dietro la porta, per colmare il mio periodo di
"vuoto scolastico".
Mio
fratello, però, aveva già deciso di partire subito dopo la laurea per il
noviziato presso i gesuiti ma, in modo "inspiegabile" (in quanto ne
condivideva la scelta), mio padre temporeggiava trattenendolo in famiglia e io
ho potuto avere, così, a disposizione e a tempo pieno, un ottimo insegnante con
cui affrontare la mia avventura!
L'impegno
di entrambi fu veramente intenso, anche perché inizialmente avevamo capito che
il "salto" riguardasse solo i tre anni della scuola media e non anche
il primo anno dell'Istituto Magistrale... Grazie, comunque, alla
professionalità di mio fratello ed alla mia tenacia e costanza, riuscii a
superare l'esame (fatta eccezione per la musica ed il disegno geometrico, che
ripetei con successo nella sessione autunnale), recuperando tutto il tempo
perduto e riuscendo a diplomarmi a 19 anni.
Devo
riconoscere che nel mio cuore, sin da piccola, albergava già la certezza che
sarei diventata maestra, in quanto avevo confidato il mio sogno alla
"Monachella di San Bruno" (al secolo Mariantonia Samà), una mistica
andreolese che già all'epoca era in concetto di santità per i molti carismi
posseduti e per la quale attualmente è in corso il Processo di Canonizzazione.
Mariantonia
mi ha sempre invitata ad aver fiducia e a pregare con costanza per poter
raggiungere il mio obiettivo.
Ricordo
bene che ai miei dubbi ed ai miei momenti di sconforto lei rispondeva
utilizzando il verbo non al futuro, quale speranza, ma al presente, quale
certezza: "Diventate maestra, anche se i tempi del Signore non sono
i nostri!".
In
seguito agli approfondimenti che sono stati fatti su di lei nell'ambito del
procedimento di beatificazione e che hanno messo in luce la sua capacità di
interpretare la volontà divina, resto sempre più convinta che la mia passione
per l'insegnamento sia stata vera e propria "vocazione", cioè una
chiamata venuta da lassù...
L'ho
mantenuta sempre viva durante il quasi quarantennio di attività.
Ho,
infatti, iniziato ad insegnare subito dopo il diploma per un triennio nella
Scuola Popolare, istituita all'epoca contro l'analfabetismo e nell'anno 1951 ho
poi superato (unica su 10 candidati andreolesi) il concorso per entrare in
ruolo. Ho, così, insegnato per ulteriori 35 anni (a Sant'Andrea Jonio e
successivamente a Napoli), decidendo, infine, di andare in pensione in anticipo
rispetto al termine previsto per legge, per non correre il rischio di lasciare
gli ultimi alunni a metà ciclo, senza poterli condurre al diploma, perché loro
avrebbero sofferto quanto me.
Ricordo
ancora con affetto (e con i rispettivi nomi) tutti gli alunni dei vari cicli,
ai quali ho sempre dato la mia totale dedizione, destinando loro, oltre che
l'orario scolastico, anche il mio tempo "familiare", in quanto
portavo a casa tutti i compiti da correggere...
Sono
stata, comunque, ripagata, sia dalla stima dei loro genitori che dal loro
affetto, che conservano immutato a tutt'oggi parlando, addirittura, di me con
enfasi ai loro figli e creando su Facebook una pagina dal titolo
"I
bambini della maestra Dora".
Castelfranco
Veneto, 16 dicembre 2014
Dora
Samà
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