sabato 14 giugno 2014

IL PANE DI GESU'

Sono lieto di ospitare due pezzi di grande suggestione dell'amico Cesare Nisticò

Il pane di Gesù

Darò il Tuo pane, Gesù
A chi non mi ama.
Perché, se un mio fratello non mi ama,
Se mi odia, mi detesta,
Può darsi che abbia delle ragioni per farlo.
O può darsi che voglia farmi del male ingiustamente,
A causa del male che è in lui, così come è in me,
Che vivo come un cieco dentro il male.
In un caso, o nell'altro, io gli offrirò il Tuo pane.
Lo posso fare perché Tu me lo hai donato, prima,
Mentre ero nelle tenebre dell'ignoranza.
Tu me lo hai offerto gratuitamente
Per liberarmi dalle tenaglie del male.
E così mi hai insegnato a dare il pane.
Non mi hai detto "occhio per occhio, dente per dente"
Ma hai voluto spezzare le catene del male, del mio male,
Offrendomi il Tuo pane. E mi così mi hai salvato.
Adesso anch'io lo voglio offrire ai miei fratelli,
Non come chi si sente puro e incolpevole, per sanare i malati,
Ma come chi si sente malato anch'egli.
Pero ché offrendo il Tuo pane non salvo solo mio fratello,
Offrendogli il mio amore,
Ma salvo anche me stesso
Invero ché il Tuo pane ci libera, insieme,
Dalle catene del male.
Offriamo dunque il pane ai nostri fratelli
Offriamocelo reciprocamente, scambiandoci il pane di Gesù
Spezzandolo insieme,
Mangiamolo insieme scambiandoci i pezzetti di pane.

Cesare Nisticò

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Offerta a Gesù

In memoria di Gino (cognato dell’Autore)

Gesù sta soffrendo ancora.
Non ha smesso di soffrire dopo la sua morte.
E la nostra sofferenza è il migliore legame con lui. Forse l’unico.
Noi possiamo comunicare con Gesù grazie alla nostra sofferenza: pensa quale valore ha il dolore. E cosa possiamo offrire, di nostro, a Gesù, che egli non ci abbia già dato, se non la nostra sofferenza?
Essa ci mette in comunione con Gesù in maniera speciale, in maniera particolare.
Qui c’è un grande mistero.
Maria, accogliendo Gesù nel suo grembo materno, accoglie il dolore. Non solo il suo personale dolore che la condurrà sul Golgota a straziare il suo cuore nel vedere il figlio morente, ma, con esso, misteriosamente, attraverserà e farà suo tutto il dolore del mondo. La spada che ha trafitto il suo cuore immacolato, penetrando fino in fondo, l’ha condotta nel mistero del dolore, di un dolore più grande: l’immenso dolore del mondo. Essa ha accompagnato il suo figlio fino ai più remoti angoli della terra, per conoscere tutto il dolore del mondo, e portarlo nel suo cuore così come ha portato in grembo Gesù.
Anche il nostro cuore, vaso prezioso che accoglie il nostro dolore, non è di pietra, ma di carne. Con il nostro cuore proviamo il dolore. Ma con il nostro cuore proviamo anche l’odio, il rancore, e mille alti sentimenti che ci fanno brutti: l’invidia, la brama di possedere, la vanagloria del potere, e mille altre brutture. Lo stesso cuore accoglie tutti i sentimenti, quelli buoni e quelli cattivi.
Se questo vaso prezioso lo ripuliamo per bene, svuotandolo di tutti i cattivi sentimenti e lo riempiamo di rose profumate, allora vedremo il miracolo apparire: dovunque noi andremo, sbocceranno fiori belli e profumati. E quando visiteremo i luoghi bui e tenebrosi, dove alligna il male e la sofferenza, porteremo, al nostro passaggio, sollievo e ristoro, e persino gioia, con l’aiuto di Dio. Come faceva Gesù, che al suo passaggio scacciava il dolore e portava la felicità. Noi la felicità non la conosciamo, e neanche la vogliamo. Non si può desiderare ciò che non si conosce.  Siamo stati tanto lontani da essa che non ne abbiamo quasi più neanche il desiderio. Eppure, abbiamo come una nostalgia di qualcosa che non sappiamo definire ma di cui, per intuito, avvertiamo l’esistenza. Per ritrovarla, ascoltiamo e osserviamo. E se ci fa paura l’enorme distanza che ci separa da essa, vi rivelerò un segreto per conquistarcela subito: appartatevi in un luogo tranquillo, chiudete gli occhi, incrociate le mani e chiedete a Dio di farvi la grazia di fare la sua conoscenza. Nei giorni seguenti, seguite gli impercettibili segnali che vi guideranno sulla vostra personale e unica strada finora inesplorata. Sono cose semplici, apparentemente insignificanti, ma fidatevi del vostro cuore che saprà riconoscerle. Non siate ottusi. Non anteponete il vostro intelletto e tutto l’armamentario di preconcetti intellettuali: bisogna avere fiducia chiedendo sempre al Signore di tenerci per mano mentre attraversiamo il sentiero buio e sconosciuto. Dopo un po’ di tempo, verrà il giorno e si vedrà tutto chiaramente, anche con la luce dell’intelligenza, ma prima bisogna fidarsi. Non è difficile se apriamo il nostro cuore all'amore di Dio. E se quest’amore lo faremo nostro, questa è la fede. 

Cesare Nisticò


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