Sono lieto di ospitare nel mio sito l'articolo di Dora Samà, autrice di due biografie sulla Monachella di San Bruno, che narra i suoi incontri con Natuzza Evolo e famiglia.
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LA MISTICA NATUZZA
EVOLO A SANT'ANDREA IONIO
Nell'anno 1975 mio fratello Giuseppe, padre
gesuita al Gesù Nuovo di Napoli dal 1967, mi ha chiesto se potevo ospitare un
ragazzo calabrese nei giorni in cui doveva sostenere esami presso la facoltà di
medicina.
Ho accettato, anche perché il mio primogenito
era iscritto nella stessa facoltà del secondo Policlinico di Napoli, a pochi
metri dalla nostra abitazione, in cui vivevamo dal 1968. Conoscevamo solo il
nome del ragazzo da ospitare, Francesco e nient'altro e poi abbiamo appreso
direttamente da lui dei poteri sovrannaturali posseduti dalla madre, Natuzza
Evolo, della quale fino a quel momento ignoravamo l'esistenza, anche perché in
televisione non si parlava ancora di lei.
Nell'estate del 1977, il 13 agosto, Natuzza è
venuta con Francesco e con il genero Mimmo (marito della figlia Angela) a
trovarmi nel mio paese d'origine Sant'Andrea Ionio, rendendo così felici anche
mia madre e mia sorella Teresina.
Natuzza si è dimostrata disponibile al
rientro per salutare mio zio Francesco di 92 anni, che sosteneva d'averla già
conosciuta e residente a pochi chilometri da Sant'Andrea Ionio, precisamente a
Soverato, dove l'abbiamo accompagnata.
Ci siamo sorpresi tutti nel sentirlo
esclamare: "Natuzza, è bello rivedervi!" e lei ha confermato di
essere stata con lui a Napoli "spiritualmente" (non usava il termine
"bilocazione") per volontà di Dio.
Mio zio, infatti, desiderava molto
vedere il luogo dove sorgeva la mia casa, in quanto lui conosceva bene solo il
centro storico di Napoli, essendo stato commerciante di tessuti.
Il 27 agosto, dopo alcuni giorni dalla
nostra visita, il Signore l'ha chiamato a Sé e, verso la fine di settembre, con
i miei figli sono rientrata per la ripresa scolastica.
Nel mese di novembre dello stesso
anno, nonostante i balconi fossero chiusi, all'improvviso si è diffuso in casa
un forte profumo di vaniglia, avvertito anche da mia figlia.
Avendo io già intuito, ho telefonato
subito a Natuzza, la quale ha confermato la sua presenza spirituale con mio zio
defunto, perché lui, nonostante la mia dettagliata descrizione, aveva ottenuto
di nuovo dal Signore la facoltà di poter visitare l'interno della mia casa.
Non posso tralasciare un'altra
esperienza vissuta con mia sorella Suor Caterina, quando una sua amica ci aveva
offerto di andare in macchina a Paravati, da Natuzza.
Il giovane autista guidava in modo spericolato
ad alta velocità e io dietro ero particolarmente tesa perché avvertivo un odore
di bruciato, mentre mia sorella in quel momento mi tranquillizzava dicendomi
che accanto a noi c'era Natuzza, per un intenso profumo di vaniglia che né io
né la donna seduta accanto a me avvertivamo.
Subito dopo, l'autista e il suo amico
ci hanno chiesto se stavamo mangiando confetti perché lo sentivano anche
loro.
Il Signore voleva che sperimentassimo
anche il dono profetico della Sua Serva devota perché, appena incontrata, prima
di salutarci ha detto: "Vi siete troppo spaventati, ma il viaggio di
ritorno sarà tranquillo".
Il 26 luglio 1978 è venuta a Napoli
con Francesco e il giorno dopo siamo stati a pranzo assieme a mio fratello
gesuita. Egli ha ammirato la modestia di Natuzza, la sua profonda umiltà, la
semplicità nel modo di esprimersi e, in seguito ai suoi vari viaggi a Paravati,
ogni volta con un gruppo di penitenti diversi, ha apprezzato l'apostolato
d'amore che svolgeva con spirito di sacrificio, come una vera apostola di Gesù.
In una testimonianza scritta da mio
fratello il 2 luglio 2010 (pochi mesi prima della sua morte), ha definito
Natuzza "una donna luminosa di fede, di preghiera, di virtù
evangeliche" e ha riconosciuto di essere uscito ogni volta dai suoi
incontri "trasformato nello spirito, maggiormente disponibile nel servire
il Signore".
Essendo priva d'istruzione, mio
fratello si stupiva per la sua conoscenza su alcuni argomenti di natura
teologica e la riteneva "un'anima ripiena della luce dello Spirito
Santo".
Sosteneva che "questa luce
soprannaturale le ispirava risposte che si configuravano come altrettante
diagnosi per l'anima".
Si è accorto che Natuzza "non
riusciva a nascondere un senso di amarezza per la vita spirituale di alcuni
sacerdoti, non conforme ai desideri ed alla volontà del Signore Gesù".
Notava in lei lo stesso eroico
esercizio di ogni virtù, l'abbandono totale al volere divino e l'amorevole
dedizione verso il prossimo, della Serva di Dio Mariantonia Samà, sua guida
spirituale fino al noviziato, della quale è ora in corso la Causa di
Canonizzazione.
Io
sono felice d'avere sentito direttamente da Natuzza il racconto della sua vita
e l'affermazione che prima, per ubbidire al Parroco don Clemente Silipo, non
parlava con nessuno dei suoi fenomeni soprannaturali, mentre il successore, don
Pasquale Barone, l'ha consigliata di raccontare tutto ciò che le accadeva.
Pertanto,
nel pomeriggio del 27 luglio 1978 a Napoli è risalita alla sua infanzia,
all'incontro con San Francesco di Paola, al giorno della sua cresima, alla sua
perfetta adesione al volere del Signore Gesù di usarla come
"parafulmine", per soffrire con Lui per la conversione dei peccatori,
fino al viaggio al Calvario e alla Sua crocifissione.
Ho
scritto testualmente gli episodi che man mano esponeva con semplicità, come
quello sulla sua "morte apparente" da ragazza, durata otto ore in
casa della famiglia Colloca e, mentre i presenti la ritenevano in fin di vita,
lei visitava il Purgatorio e assisteva alla diversa sofferenza delle anime per
scontare la loro pena.
In
quanto alle anime dannate incontrate in altre circostanze, mi ha detto che
erano restie a dire il proprio nome, mentre un professionista ateo, non solo
l'ha pronunciato, ma ha insistito di riferirlo a tutti come esempio per
convertirsi.
Con
Natuzza ha sottolineato di aver avuto "tante belle occasioni dalla Madonna
per salvarsi", ma che, purtroppo, non ne ha approfittato ed ha concluso:
"Vorrei tornare sulla terra e fare penitenza per quanti granelli di sabbia
ci sono nel mare, pur di avere la speranza del Paradiso. Per me, invece, è
tutto finito, non c'è niente e sono condannato per sempre".
Natuzza
si è soffermata anche sui tormenti e i dispetti del demonio che cercava di
allontanarla da Dio e dalla preghiera, nonché sul sollecito intervento della
Madonna per consolarla.
La
descriveva "piccoletta, dell'età di 15 - 16 anni, scura, bellissima, piena
di luce, non la nostra luce, ma una luce diversa". Gli angeli, secondo
Natuzza, sono uguali, ma di umore diverso e si spiegava così: "Triste vuol
dire che la persona è in peccato mortale. L'angelo mi dice: "Prega, perché
questa creatura è sull'orlo del precipizio e ha bisogno di molte
preghiere". Quando l'angelo è contento mi dice: "Questa creatura è in
grazia di Dio, è vicina al Signore. Dobbiamo pregare perché la conservi sempre
così."
Natuzza
ha risposto con prontezza e fedeltà alla chiamata di Gesù da quando "l'ha
scelta e l'ha usata" da parafulmine per aiutarLo nell'opera salvifica e
per pregare, soprattutto, per i sacerdoti poco zelanti e non fedeli al loro
ministero. Glieli affidava in ogni Quaresima e spesso si rivolgeva anche Lui
con parole forti che racchiudono l'angoscia di un Padre premuroso, come quelle
pronunciate il 12 aprile dell'anno 1987, dopo aver detto a Natuzza:
"Questa è la prima caduta, offrila per i sacerdoti che mi fanno tanto
soffrire".
Dopo
aver ricordato loro che il sacerdozio è un Suo dono e dovrebbero apprezzarlo,
aggiunge: "Neanche voi temete la morte e cercate di accumulare tesori
materiali. Non sapete che dovete lasciare tutto? Non avete terrore di quello
che vi aspetta? Convertitevi prima voi e poi convertite gli altri".
Nel
corso di ogni Passione emerge la profonda amarezza di Gesù per la malvagità
dell'uomo che, per amore del denaro, non si fa scrupolo di spacciare droghe, di
uccidere, di non governare con coscienza e della sua insensibilità di fronte a
chi muore di fame."
Raccomanda
Natuzza di riferire a tutti che "l'uomo che non riflette, nell'altra vita
si pentirà, ma ormai sarà tardi e non potrà tornare indietro! Nel mondo c'è
tanta malvagità e io scelgo anime per riparare, perché vi voglio tutti
salvi" (anno 1985)
La
sofferenza di Natuzza, secondo il suo racconto, si accentuava nel percorso con
Gesù verso il Calvario, quando alle ore undici del Venerdì Santo iniziava a
mancarle il respiro, aveva forte dolore alla testa e al costato e sentiva le
frustate inferte al Santo Corpo di Cristo.
Sulla
spalla destra le rimaneva il segno della Croce per alcuni giorni, avvertiva un
forte dolore e sanguinava anche in tutti i venerdì dell'anno, quando non
riceveva le persone e viveva la crocifissione mistica per riparare le offese
dei peccatori.
Ha
accennato "ai disegni" che si formavano sulla sua maglia, simili a
quelli dei fazzoletti.
Rimane
un mistero, anche per la scienza, come una goccia di sangue riesca a stampare
figure sacre, frasi religiose e preghiere, perché si tratta di un fenomeno
soprannaturale. Ho piacere di riportare fedelmente il racconto sorprendente di
Natuzza, anche se tralascio qualche sua ripetizione:
"Una
volta celebrava un Monaco e, al momento della Comunione, vedendo del sangue sul
mio volto, mi ha dato il suo fazzoletto per asciugarmi, che, però, non si è
macchiato, in quanto il sangue era rimasto tutto sul mio volto.
Mentre
lui mi accompagnava a casa, scendeva con la bicicletta un giovane di vent'anni
che mi ha chiesto di "stampargli" il suo fazzoletto col sangue che
avevo sul viso.
Io,
per amore di Gesù, ho preso quel fazzoletto, che era anche sporco, mi sono
asciugata ed è venuta fuori una preghiera, che lo stesso Monaco ha letto:
"Purifica, o Gesù, i nostri cuori, benedici e santifica ogni nostra
intenzione e ridona alle anime nostre il candore immacolato dei gigli."
Secondo
Natuzza non si era stampato il fazzoletto del Monaco né di un altro passante
per volontà di Dio, perché il ragazzo, prima miscredente, si è poi convertito.
Nella
Passione dell'anno 1978 le ho mandato con Francesco alcuni fazzoletti e farò
riferimento a quello di mio fratello e di mia figlia.
Nel
primo, al di sopra di alcune figure sacre, si è impressa la frase: "Venite
ad me omnes", la stessa che sovrasta l'altare del Sacro Cuore nella chiesa
del Gesù Nuovo di Napoli, ove lui era solito celebrare, perché molto devoto sin
da ragazzo.
Su
quello di mia figlia, invece, è apparsa una frase in francese ("Je suis
l'Immaculée Conception"), una corona di spine, un'ostia (completa di sigla
con la piccola croce) ed un cuore, al cui interno erano riconoscibili i volti
di Gesù e della Vergine, ma restava incomprensibile il terzo volto.
Ho
telefonato a Natuzza, la quale mi ha risposto che "l'angelo le riferiva
che quella era l'immagine di San Giovanni Battista".
Stranamente,
mia figlia, circa dieci anni dopo, frequentando i mercati di antiquariato,
comprava spesso quadri ove era presente l'immagine di San Giovanni Battista,
mentre nell'anno 2006, recatasi quale volontaria nelle piscine di Lourdes, mi
ha informata che esse erano dedicate a San Giovanni Battista.
Semplice
coincidenza anche la frase con il luogo delle apparizioni? ... Dal fazzoletto
ricevuto da Natuzza nella Passione del 1978, erano trascorsi ben ventotto anni!
...
Invochiamo
lo Spirito Santo perché la Chiesa abbrevi il tempo della glorificazione della
Serva del Signore, Natuzza Evolo, per indicarla come fulgido esempio e modello
di vita cristiana ad ogni infermo, per imparare da lei ad accettare la
sofferenza e ad offrirla a Gesù che ci ha redenti, per il trionfo del Regno di
Dio e del Cuore Immacolato di Maria, Rifugio delle Anime.
Castelfranco
Veneto, 3 aprile 2014
Dora
Samà
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