mercoledì 24 luglio 2013

Risorge la vecchia Chiesa Matrice di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, CZ.

Risorge la vecchia Chiesa Matrice di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, CZ.


Carissimi Andreolesi, Amiche ed Amici,
si sta per avverare il sogno di migliaia di noi sparsi nei cinque continenti: il recupero della veneranda Chiesa Matrice abbattuta nel 1966. Quello che fino a ieri sembrava impossibile, oggi finalmente si realizza! Il grande rimpianto per la distruzione della Chiesa Matrice ora si placa in parte con il recupero delle pietre, dei graniti della volta, delle colonne, delle scalinate e di tutti gli elementi architettonici che da quasi cinquanta anni giacciono a Fabellino. Un destino benevolo ha voluto che i detriti rovesciati nella voragine di Fabellino rimanessero compatti e uniti in una posizione favorevole al loro recupero.  Le rovine sono rimaste in attesa che andassimo a cercarle al limite della strada che da Sant’Andrea va verso la montagna, a circa 1 km dal centro.
Questo recupero avviene per iniziativa del CENTRO SOCIALE PER ANZIANI "BRUNO GENCO" – del nostro Paese. E’ per incarico del Centro che rivolgo a voi tutti un appello perché  partecipiate a questo avvenimento storico.
Il giorno 6 agosto 2013, alle ore 18, avverrà il recupero delle prime pietre a Fabellino: un appuntamento con la storia da non perdere.
Il giorno 14 agosto 2013, alle ore 21.00, nel Cortile delle Suore Riparatrici, si terrà un incontro nel quale farò da moderatore e interverranno:
Maria Antonietta Lijoi, Presidente Circolo Sociale per Anziani Bruno Genco, il Sindaco Gerardo Frustaci, l’Assessore Franco Monsalina, Mario Codispoti Presidente ARA, Andrea Corapi Presidente AMA, Alfredo Varano e don Francesco Palaia.
Nulla potrà più restituire le atmosfere, le penombre, lo splendore degli altari policromi, dei dipinti delle cappelle, la maestosità del campanile, la voce antica delle tre campane, il pellicano dipinto sull’abside che si squarciava il petto per nutrire col sangue i suoi tre piccoli, le balaustre in ferro battuto…
Il recupero, che sarà illustrato nei dettagli tecnici dall’architetto Alfredo Varano, assume  valore di abbraccio simbolico che da Sant’Andrea si protende al Tempio di Gerusalemme, alle chiese, alle moschee e a tutti i luoghi sacri del mondo distrutti nelle guerre di religione e di conquista.
Chiedo a tutti quelli che hanno foto, cartoline, immaginette che riguardano la vecchia Chiesa Matrice, di mandarmeli per farne col tempo un libro. Per fortuna la grafica computerizzata oggi ci permette di fare una ricostruzione virtuale della Chiesa, e  invito chi è esperto in materia a farsi vivo. Chiedo anche a ognuno che ha un ricordo, una storia, un aneddoto da raccontare sulla Chiesa, di mandarmela per catalogarla.
Personalmente ho vissuto quella Chiesa in tutti i sacri penetrali, nelle immagini dei Santi, nel canto della liturgia, nella voci dei vecchi sacerdoti. La sua distruzione ha lasciato in me un vuoto incolmabile, ma mi ha anche portato a fare una predizione, come ho scritto nel mio Ritorno in Calabria, che allego e invito a rileggere per l’occasione.
Dal capitolo 33, La vigna di Tralò, -il colloquio tra me e Cristo-:
…Io mi misi a pregarlo:
– Signore, salva la Calabria, salva la mia terra! –
Gesù alzò lo sguardo e disse:
- Nel terzo millennio dalla mia nascita a Betlemme, lo Spirito di Dio soffierà sul mondo, gli abitanti di tutte le nazioni si riconosceranno fratelli e affideranno la loro vita a madri, sorelle, spose, figlie, amiche: la donna salverà l’umanità dalla violenza. Allora le donne della Calabria verranno a Fabellino e cercheranno le pietre della vecchia chiesa non per erigere l’altare del sacrificio, ma la mensa dell’amore fraterno. La vecchia chiesa era bella, ma non era la mia chiesa.
Il vento del Sud si levò insolito per quell’ora. Mi girai per un attimo a guardare le larghe folate che rovesciavano le chiome d’argento degli ulivi e agitavano le cime dei cipressi nel cimitero. Quando tornai con lo sguardo non vidi più Gesù, che fino a un istante prima era seduto accanto a me. Le lacrime mi sgorgarono a dirotto e caddero sulla terra di Calabria, amata e amara. Allora capii chi ero e cosa dovevo fare: vivere per aiutare gli altri, vivere per aiutare la mia gente…
Cominciai a scendere dalla vigna verso il paese. Il sole era calato dietro la montagna e nel cielo un gregge di nuvole rosa avanzava verso il mare. Gli ultimi bagliori si diffondevano sul Golfo di Squillace e, anche se era il tramonto, quella luce mi appariva con i colori teneri del mattino. Pensai che non era lontana l’alba del tempo nuovo che Gesù mi aveva annunciato.
Salvatore Mongiardo

24 luglio 2013