Le martelline
L’ingegner Domenico Cosentino mi manda da Roma la lettera che trascrivo. La sua mente corre sempre al paese con ricordi carichi di contenuti e forme quasi mitologiche. Sembra che la sua mente, come la nostra, trovi pace solo in quell’eterno ritorno, come se l’anima volesse accostarsi a una tavola morale, il solo posto dove trova il pane che la sazia.
Questo incessante vagare della mente verso il nostro paese, visto come approdo sicuro e definitivo, mi richiama la bella figura di Lamanno, un personaggio che merita una pagina tutta per sé. Trasferito in vecchiaia a casa del figlio a Roma, Lamanno andava nelle periferie della capitale a chiedere: Sapiti ncunu viiùalu pe’ Sant’Andria… Conoscete qualche viottolo che porti a Sant’Andrea?
Ovviamente mastro Vincenzino era mio padre: lo scrivo per chi non è andreolese. Il caro Domenico non menziona, ma tutti ricordiamo suo fratello Nicola che, munito di occhialoni contro le schegge di granito, stava seduto sulle macine del loro mulino a lavorarle con grande precisione. Ogni fine settimana occorreva una diecina di martelline, che un discepolo di mio padre portava al mulino.
Questo che segue è il testo di Domenico.
“La martellina è un martello di acciaio, con tagliente da ambo le parti, usato dagli antichi sfarinatoi di grano, i mugnai, che trasformavano il grano in farina per la produzione di pane casereccio, come era tutto il pane sino a cinquanta anni fa, prodotto in casa da ogni famiglia di paese o città.
La trasformazione del grano in farina avveniva alimentando la superficie di due macine rotonde, una fissa e l’altra rotante, con il grano che cadeva dalla bocca della tramoggia. La qualità della farina, grossa o fina, dipendeva dalle superfici delle due macine che si usuravano, e ogni settimana dovevano essere ravvivate a mano con le martelline.
Le martelline erano sagomate e temperate dal fabbro, che è stato sempre a Sant’Andrea, Vincenzino Mongiardo. E’ stato lui, mastro Vincenzino, il vero artefice del taglio delle martelline alle quali dava tempra e rinvenimento adatti a scalpellare finemente il granito.
Da lui soprattutto è dipesa l’affluenza dei consumatori locali, non solo andreolesi, che per trenta anni si sono nutriti con il grano sfarinato dalle macine. A suo merito, bisogna dire che mastro Vincenzino non aveva seguito i corsi severi di Tecnologie Speciali del Prof. Oberziner di Roma!”
18 maggio 2011
Salvatore Mongiardo