lunedì 28 giugno 2010

SISSIZIO DI AMANTEA E NUOVA SCUOLA PITAGORICA

Sissizio di Amantea, 21 giugno 2010

  1. Giorno della massima gloria perché annunciamo quella che i popoli hanno atteso da sempre: la fine della violenza e l’avvento della Civiltà Sissiziale.
  2. Tutte le vittime della storia: gli elvezi sterminati da G. Cesare, i giovani sacrificati agli dei aztechi, i milioni di ebrei e zingari finiti nei forni crematori nazisti, i caduti delle infinite guerre, i pacifici buoi e gli agnelli sgozzati sugli altari o nei mattatoi, tutti sono accanto a noi per ascoltare questo mirabile annuncio.
  3. Scrive Aristotele nella Politica che re Italo convertì dalla pastorizia all’agricoltura il suo popolo e fondò il sissizio, parola greca che significa convivio, banchetto, al quale tutti partecipavano senza distinzioni portando quanto avevano e dividendolo in amicizia. Quell’Italia, che si stendeva da golfo di Squillace a quello di Lamezia, fu creata non su un principio politico, come fecero poi i greci creando le polis che si sbranarono tra di loro, ma su una base che non ha bisogno di politica: l’amicizia.
  4. Grande sarebbe stato il destino di quella piccola Italia nella storia, con la diffusione della civiltà romana, il cristianesimo, il Rinascimento e un numero infinito di scopritori, poeti, scienziati, letterati, filosofi, pittori e artisti italiani.
  5. Una grande civiltà può nascere solo dove è già nata, qui, in questa terra veramente italiana, terra di amicizia, di gente profondamente buona, che desidera il bene di tutti, perché ogni essere vivente deve sentirsi nel mondo come a casa propria, ogni uomo e ogni animale con il quale noi condividiamo lo spirito vitale.
  6. Questo bue di pane ricorda quello che Pitagora offrì agli dei per salvare la vita al bue che gli era stato dato perché lo sacrificasse: lo dichiarò sacro e il bue visse libero accanto al tempio. Questo bue che ritorna sulle nostre terre dopo venticinque secoli è il segno che stiamo abbandonando la civiltà dell’uccisione per entrare nella civiltà dell’eterno e intramontabile sissizio, il convivio di tutti i viventi, uomini e animali.
  7. Per onorare tutte le vittime noi ci asteniamo oggi dal consumo di carni e indichiamo al mondo intero la nuova frontiera dello spirito: la Civiltà Sissiziale.
  8. Terra veramente felice la Calabria, che oggi capisce finalmente il suo alto destino al quale non può sfuggire: dare al mondo la nuova civiltà. Ditelo ai vostri amici, nelle vostre case, nelle scuole, ai milioni di calabresi sparsi per il mondo. Non con i soldi, ma con il nostro grande cuore daremo dignità e gioia di vita a ogni creatura. Venga l’America, la Scandinavia, l’Europa tutta, la Russia, la Cina, l’Oriente e il Medio Oriente insanguinato per ascoltare da noi questa stupenda profezia: dalla profondità della nostra anima sgorga oggi l’acqua pura che tergerà il pianto di tutte le vittime della storia.
  9. E’ finito il tempo maligno della decadenza inarrestabile della Calabria e del Meridione: tutte le dominazioni straniere ci hanno portato schemi culturali lontani dalla nostra indole e dalla nostra autentica umanità. Da questa piazza di Amantea io sento un fremito e un sussurro: vengono dalle rovine dell’antica colonia greca di Temesa, dalla rocca edificata dagli arabi, dalle chiese cristiane e ci invitano a costruire sull’amicizia, sulla benevolenza, sul rispetto, sulla fratellanza.
  10. La violenza deve finire perché i danni umani ed economici sono incalcolabili: i politici non sono più in grado di guidare l’umanità e tocca a noi allora portare avanti l’impegno per la frontiera del terzo millennio mandando al potere filosofi e scienziati, persone serie.
  11. Evoè alla civiltà sissiziale, evoè a tutti i viventi, evoè a tutte le vittime della storia del mondo! Evoè era il saluto dei greci all’avvicinarsi del dio Dioniso alle città.

 Nuova Scuola Pitagorica

  1. Pitagora aveva sei anni quando giunse a Crotone d’Italia, così si chiamava la città nei tempi antichi e così dovrebbe ancora chiamarsi, accompagnando il padre Mnesarco. In seguito visse in giro per il mondo: Grecia, Libano, Israele, Egitto, Mesopotamia accumulando tutto il sapere e scegliendo di tornare a Crotone per impiantare la sua scuola, la prima e la più gloriosa di tutte le scuole filosofiche dell’antichità.
  2. La condotta di vita virtuosa, l’apprendimento delle scienze, il rifiuto delle ricchezze, della notorietà e degli onori furono così coinvolgenti che l’Italia di allora fu chiamata Magna Grecia: questo nome non fu dato per la ricchezza delle città e dei commerci, ma per l’altezza della filosofia e la vita integerrima. Era considerata una malattia vera e propria la voglia di beni e ricchezze, l’accumulo, l’avidità, e la chiamavano pleonessia. La vera ricchezza consisteva nella frugalità e nel buon carattere.
  3. Pitagora predicò e praticò l’amicizia come bene supremo: l’amico è un altro te stesso! Il rifiuto di mangiare carni significava la fine della violenza anche contro gli animali, nostri fratelli minori che l’uomo doveva aiutare e rispettare.
  4. Per lui il cosmo era sferico e infinito, armonioso e bellissimo, ed era come una mistica grotta nella quale l’uomo poteva sperimentare l’unione con Dio, fine supremo e coronamento di ogni esistenza.
  5. Noi vogliamo aprire la Nuova Scuola Pitagorica non per studiare le questioni matematiche o geometriche o astronomiche o musicali. Ci oggi sono al mondo istituti di ricerca che sono in grado di fare ogni approfondimento possibile. Noi vogliamo riaprire la scuola come Accademia Mondiale Antiviolenza per lo studio e la prevenzione della violenza umana: non esiste al mondo una facoltà o dipartimento che si occupi del peggiore dei mali che imperversa da sempre nel mondo, la violenza!
  6. Era dottrina pitagorica che il mangiare creature portasse due grandi squilibri: una sregolata brama sessuale, insaziabile e malsana, e la voglia di uccidere altri uomini con le guerre. Diceva Pitagora che mai si ucciderà un uomo se si rispetta l’animale come fratello minore. Che cosa possono oggi rispondere gli scienziati a quelle affermazioni? Quali ormoni o altre sostanze si mangiano con la carne di un animale ucciso che possono scatenare morbosità e impulsi violenti? Sono esami oggi fattibili, ma che a nessuno forse interessano: la Nuova Scuola Pitagorica è indispensabile per indirizzare verso queste ricerche innovative.
  7. C’è un punto che la Nuova Scuola Pitagorica dovrebbe chiarire in modo definitivo: il rapporto tra Pitagora e il più illustre dei pitagorici, Gesù. E’ ormai pacifico che Gesù faceva parte degli Esseni, come ha sostenuto lo stesso Benedetto XVI che ha affermato che Gesù non mangiò l’agnello nell’Ultima Cena. Ma chi erano gli Esseni? Lasciamo la risposta a Giuseppe Flavio, il generale e storico ebreo, vissuto nel 1° secolo d.C., che scrisse testualmente (Antichità Giudaiche XV, 371): Si tratta di un gruppo che segue un genere di vita che ai greci fu insegnato da Pitagora.
  8. Se Gesù era un esseno e gli esseni erano pitagorici, Gesù era un pitagorico. E’ quanto vado dimostrando nel libro che mi appresto a scrivere dal titolo: Cristo è arrivato a Crotone. Ho già registrato trenta punti di identità esaminando le antiche vite di Pitagora e i quattro Vangeli canonici.
  9. Si svela così il più grande mistero di tutti i tempi: la Calabria scopre la reale discendenza culturale di Gesù e lo toglie dalla croce. Il pitagorismo aveva orrore del sangue e dei sacrifici: spetta a noi calabresi l’onore di togliere l’innocente Figlio di Dio dal patibolo, curare le sue ferite e invitarlo a sedere con noi nel sissizio come amico. Nessuno vorrà la salvezza con il suo sangue. Il bue di pane salva dall’uccisione l’Agnello di Dio.
  10. Pitagora fu un uomo molto umile che iniziò la sua straordinaria avventura salvando un cane dalle percosse e risparmiando poi tutte le creature viventi, buoi e pesci. La sua grande anima è ora presente in mezzo a noi assieme al Figlio di Dio, Gesù, che oggi viene tolto dalla croce. Siate pitagorici, amici calabresi! Abbiate il coraggio e la determinazione di vivere meglio, di cercare da adesso l’unione a Dio con vita pura, alto sentire e forte desiderio di vivere in armonia con tutto il creato.                                                                    
Salvatore Mongiardo 

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