A Sant’Andrea si dice ancora oggi: O nterra catta o rina misa, o è caduto per terra o ha messo sabbia. L’espressione indica che una certa situazione si spiega con una tra due possibili alternative: o è l’una o è l’altra. Questo modo di dire deriva dalla saldatura del ferro, che da bambino guardavo fare nella forgia di mio padre. All’epoca, tra il 1945 e il 1950, doveva ancora arrivare la placca, un prodotto industriale che facilitava la saldatura. La saldatrice a ossigeno e quella elettrica sarebbero poi venute nel corso degli anni Cinquanta.
Prima dell’arrivo della placca, per saldare un pezzo di ferro a un altro, per esempio allungare una zappa consumata con l’uso, bisognava procedere così. Si scaldavano alla fucina la zappa e il pezzo da aggiungere fino a farli diventare rossi, si sovrapponevano i lembi dei due pezzi e si battevano con la mezza mazza, il maglio, fino a farli incollare. Questo procedimento in metallurgia si chiama estrusione, ma aveva un nemico, l’aria, che poteva rimanere tra i due pezzi e rendeva difettosa la saldatura. Chissà come e chissà quando, si era capito che la sabbia messa tra i due ferri caldi migliorava la saldatura. La sabbia difatti si scioglieva al calore schiumando e impediva all’aria di rimanervi. Ricordo che nel 1945 -avevo quattro anni- durante le vacanze di mare mio padre raccoglieva sulla spiaggia la sabbia più fine, la metteva in cartocci lunghi e poi la usava nella forgia per la saldatura.
In verità mio padre aveva cercato un sistema più moderno della sabbia e lo aveva trovato nel paese di San Vito, dove era andato a suonare con la banda musicale. Aveva letto che per una buona saldatura era opportuno usare la prussiata di potassio. Si fece coraggio e chiese il prodotto al farmacista che lo ascoltò incredulo. Poi però consultò un gran libro e disse: Un ragazzino forestiero doveva insegnarmi la chimica! E gli confezionò una scatoletta di preparato che mio padre usò al posto della sabbia.
Nei tempi antichi non si era capito bene il ruolo della sabbia e si pensava che, per una buona saldatura, bastava buttare a terra il ferro come alternativa alla sabbia, quasi un rito di unione alla Madre Terra. Mio padre, per non deludere gli spettatori che stavano davanti alla sua incudine, buttava a terra il ferro appena saldato e tutti ripetevano: O nterra catta o rina misa! La dolcissima nonna Marianna, madre di mio padre, raccontava questa storia che spiegava la conquista della saldatura:
…una volta i forgiari - così si chiamano i fabbri in Calabria - erano messi male perché non sapevano come saldare il ferro. La Sibilla conosceva il segreto, ma non lo voleva rivelare a nessuno. C’era però un fabbro che un giorno pensò: Adesso so io come appurare il segreto! E mandò un suo discepolo per le vie del paese a gridare: Il mastro mio ha saldato il ferro, il mastro mio ha saldato il ferro! La Sibilla udì la nuova, aprì la finestra ed esclamò arrabbiata: O nterra catta o rina misa! E così svelò il segreto.
Salvatore Mongiardo
lunedì 18 gennaio 2010
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